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In conversation with GIUSEPPE STIGLIANO

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Giuseppe Stigliano

Come sta cambiando la comunicazione? Cosa vuol dire oggi fare marketing? Per scoprirlo incontriamo Giuseppe Stigliano, imprenditore, manager e docente presso diverse università e business school italiane.

di Redazione

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Giuseppe, sei uno dei più noti marketer a livello internazionale. Nel tuo ultimo TED Talk affermi che lo siamo tutti in fondo. Ci spieghi come sono cambiati il mondo della comunicazione e del marketing?

«Il marketing è sempre esistito perché, ogni volta che cerchiamo di raccontarci agli altri e di mettere in luce le caratteristiche migliori di noi stessi, noi di fatto stiamo cercando di impacchettare le nostre caratteristiche per renderci attraenti. Nell’evoluzione della specie abbiamo imparato a farlo anche grazie ai prodotti, agli accessori, a ciò che indossiamo o acquistiamo e ogni volta diciamo qualcosa di noi stessi, a noi e agli altri».

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Hai accompagnato aziende e brand nei loro percorsi di posizionamento. Stai oggi portando avanti una nuova visione di marketing, un approccio sostenibile a questa disciplina. Come si conciliano sostenibilità e marketing oggi?

«C’è questo gioco di parole in inglese: “fare in modo che le persone desiderino le cose”. Ma la visione di marketing che a me piace di più è il contrario: non “fare in modo che le persone desiderino le cose” ma far sì che le cose vengano desiderate. È una visione secondo cui il lavoro del marketing non è solo quello di spingere ciò che esiste, ma quello di inferire i prodotti, i servizi e le esperienze. In estrema sintesi: da push a pull, dove il marketing serve a interpretare quali sono i prodotti e i servizi più giusti, il prezzo che le persone sono disposte a pagare e quello che consente alle aziende massimizzare il profitto. In che modo si può raccontare un brand, quali sono i canali di vendita più adatti? Se facciamo bene questo lavoro, allora scegliamo di produrre solo i prodotti che hanno la più alta possibilità di essere venduti. Questo vuol dire meno scarti, meno scorte, meno prodotti inutili. Così si vanno a costruire prodotti, servizi, esperienze e poi i messaggi di comunicazione che sono centrati e riducono il rumore di sottofondo. Questo è un approccio nativamente sostenibile».

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Gli occhiali, che noi produciamo, ci piace immaginarli come uno strumento per “vedere” oltre le cose, cornici che rappresentano uno spazio da riempire con nuovi punti di vista. Come vedi il futuro del marketing e del business dietro le lenti?

«Gli occhiali sono una bellissima metafora: sono lenti che ci permettono di guardare il mondo in modo diverso. E se c’è una cosa che abbiamo capito negli ultimi anni è che non possiamo andare avanti così. Dunque, un marketing che continua a spingerci a comprare sempre di più non ha grande futuro. Un marketing che invece a monte consente di sintonizzarsi con la domanda e ci consente di fare i prodotti giusti, di guadagnare per investire in ricerca e sviluppo e alimentare il significato di quelle merci facendoci sentire migliori quello è un buon marketing, che riesce a supportare le aziende nei loro processi di innovazioni. Il padre del management Peter Drucker ha detto che in azienda esistono solo due funzioni degne di questo nome: il marketing e l’innovazione. Tutto il resto è un costo. Nel TED che ho fatto recentemente ho citato la parola Armonia, figlia del dio della guerra e della dea dell’amore, quindi conciliava in sé gli opposti. Il marketing deve fare proprio questo: aiutare le aziende a conciliare i tanti opposti tra etica e profitto, orizzonte di lungo e di breve periodo, durabilità dei prodotti, tanti contrari da conciliare. Non a caso il titolo del TED era: come diventare un supereroe del marketing».