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Photo: Navistock/Shutterstock

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Iconici anni '80

Se è vero che ogni epoca ha il proprio stile, è altrettanto vero che sono il gusto e le inclinazioni a definirne l’identità. Gli anni ’80 sono il decennio in cui l’Italia, agli occhi del mondo, passa dall’essere riconosciuta come il Bel Paese, a culla di un sistema, operoso e organizzato, di eccellenze che decretano il successo di un patrimonio tutto italiano.

di Redazione

Dal Viaggio in Italia al Made in Italy

Nessuna opera letteraria straniera ha contribuito a costruire un immaginario sul nostro paese, quanto il celebre Viaggio in Italia del prolifico letterato tedesco J. W. Von Goethe, che tra il 1786 e il 1788 percorse l’Italia, ritraendola come luogo ideale di bellezza, sospesa tra una dimensione edenica dei paesaggi e di sublime ispirazione in virtù della sua arte. Bisogna aspettare gli anni ’80 del Novecento perché quello stato dello spirito sia trasceso in materia. E se è vero che un decennio più tardi gli Afterhours affermavano cantando che Non si esce vivi dagli anni ’80, l’Italia, proprio allora tornò alla ribalta con una nuova identità: audace, operosa e organizzata attraverso un sistema produttivo riconosciuto per l’alta qualità e lo stile inconfondibile. Il Made in Italy, che prese il volo in quegli anni, ha decretato il successo di un patrimonio squisitamente italiano, sotto diversi ambiti.

Le incursioni retrò nell’occhiale avevano forme cat eye e allungate, ma anche leggermente trapezoidali, nei toni scuri e colorati, come in certe collezioni prodotte da Marcolin

Dalla moda al design, dal cibo alla meccanica

Sono quattro le A che hanno definito l’identità di un paese intero: nell’abbigliamento, nell’agroalimentare, nell’arredamento e nelle automobili. Degli stilisti che del Made in Italy sono stati i principali promotori ricordiamo il genio di Gianfranco Ferré, noto per l’armonia dei volumi delle sue creazioni, celebrato per lo stile impeccabile dei tailleur in gessato e per aver trasformato la camicia in feticcio. Le donne che immaginava per le sue creazioni, in un’epoca in cui l’euforia del benessere spesso sfumava in superficiale apparenza, rimandavano alla riscoperta del loro potere. Le donne potevano ambire a ruoli apicali nella società. Da qui lo stile formale accompagnato dall’audacia degli accessori. Le incursioni retrò nell’occhiale avevano forme femminili: cat eye e allungate, ma anche leggermente trapezoidali, tanto nei toni scuri quanto colorati, le cui influenze si susseguono nel filo del racconto, dalle aste alle lenti, in certe collezioni prodotte in casa Marcolin.

A volte ritornano

Non è soltanto il titolo di una delle raccolte di racconti più significative di Stephen King, il re del brivido, pubblicata in Italia nel 1981, a unire gli ultimi sussulti degli anni ’70 alla nuova era. Lo spirito del tempo si presenta indossando silhouette da pieno revival: tra i quali troviamo gli iconici occhiali rotondi, colorati o tartarugati ispirati ad Andy Warhol che danno appuntamento nei magazine colorati, nei set cinematografici e nelle strade delle città di un Occidente e di un’Italia pieni di ardore alle celebri lenti a goccia, tornate in auge, complici le pellicole di un’epoca seducenti per estetica e trame. Ed è con questo spirito, rievocando pagine di libri, di immagini di archivio e film, che Marcolin ha dato voce nelle proprie collezioni a queste atmosfere.

Dalla moda al design, dal cibo alla meccanica, erano quattro le categorie che ridefinirono l’immagine del paese. Il Made in Italy prese il volo in quegli anni
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    di Redazione