Stefano Galuzzi

Ha firmato anche l’ultima campagna di WEB Eyewear, l’house brand di Marcolin apprezzato in tutto il mondo per design e stile, il celebre fotografo di moda Stefano Galuzzi, da anni presente con i suoi scatti su riviste come Vogue Mexico & Ukraine, 10 Magazine, Porter, The Edit, Vanity Fair, Italian GQ e L’Express Styles. Lo incontriamo per scoprire qualcosa della filosofia e “del dietro le quinte” del suo lavoro.

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Qual è stata la molla che, dopo la laurea in Lettere, ti ha portato a un Master in fotografia e a debuttare nella moda con una testata prestigiosa come Vogue?

È stato un puro caso. Durante gli studi di Lettere Moderne ho rincontrato un mio ex compagno di liceo che, ogni settimana, faceva dei ritratti ai giovani attori di una compagnia teatrale e mi ha proposto di aiutarlo. Da lì la camera oscura mi ha rapito: fare ritratti mi ha subito appassionato. Il direttore della compagnia teatrale, intuendo il mio talento, mi ha permesso di partecipare ad un corso avanzato di fotografia al Superstudio di Milano. Dopo quello ho iniziato a lavorare come assistente per due grandi come Giampaolo Barbieri e Mauro Balletti, il fotografo di Mina. Poi, insieme alla mia futura moglie e musa, la stylist Tanya Jones, ho iniziato a creare un portfolio di immagini scattate nelle strade di Milano, nei luoghi più cari della mia città. Un lavoro che mi ha portato a incontrare Piero Piazzi, all’epoca direttore di una prestigiosa agenzia di modelle a Milano. Fu così colpito dal mio lavoro che telefonò subito a Franca Sozzani: l’ho incontrata il giorno dopo e mi offerto subito 20 pagine per Vogue Italia.

 

“Quando scatto, tutto esce naturalmente, senza dover avere alcun bisogno di cercare riferimenti specifici”
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I tuoi servizi moda si distinguono per immagini che sembrano seguire un codice quasi cinematografico: puoi svelarci come ti prepari a un nuovo progetto?

Posso dire di prepararmi ogni giorno, con libri, riviste, film e con la stessa vita. Un mix di idee, immagini e suggestioni che assorbo e permeano la mia immaginazione. Poi, quando scatto, tutto questo esce naturalmente, senza dover avere alcun bisogno di cercare riferimenti specifici, e questo mi permette di essere creativo e non banale.

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A proposito della campagna di WEB Eyewear che hai firmato di recente, quali sono stati gli elementi che ti hanno guidato in questo lavoro?

Beh, io amo i luoghi in cui l’architettura, oltre a creare uno spazio, racconta una storia. Nel caso specifico, parliamo di Gio Ponti, molto più di un architetto, un poeta visionario che ha creato architetture nelle quali le persone si ritrovano protagoniste di una dimensione poetica e magica. Marcolin ha scelto molto bene questo spazio: un raro esempio di cultura italiana che noi abbiamo cercato di far rivivere attraverso le immagini della campagna WEB.

Lenti e acetati, come abbinarli?

La scelta del colore

Montature in acetato e lenti colorate: un binomio che offre infinite possibilità ma che, a sorpresa, segue anche regole molto precise. A Silvia Del Col, professionista dell’Ufficio Stile & Design di Marcolin, chiediamo di svelarcene alcune. «Vi sono delle regole stilistiche, in primo luogo, legate ai colori che appartengono alla storia, all’immagine e alla personalità di ogni singolo brand seguito da Marcolin: ogni licenza ha una palette di colori iconici e rappresentativi. Sono proprio questi i must have che non devono mai mancare in una collezione. Si può poi giocare con tante altre varianti, il nostro compito è anche quello di tenere d’occhio le ultime tendenze fashion, sia quelle legate al mondo accessori e occhiali che quelle generali relative alla stagione ed al momento storico su cui stiamo lavorando. Importante è anche il progetto in sé, quello che vogliamo raccontare con l’occhiale che stiamo creando. Lenti piene, cosmetiche con toni neutri abbinate a delle montature avana per un progetto, ad esempio, legato al mondo dei colori naturali. Lenti specchiate e montature dai colori più accesi per un mood più sportivo. A questo punto, a partire dal nostro archivio, cominciamo a fare una selezione per arrivare a delle proposte di abbinamenti da condividere con le licenze».

 

La sfida della montatura

Piatta o sferica? A mascherina o “dual lens”? Anche le geometrie di lenti o maschere naturalmente incidono sulla scelta finale del colore. «Insieme al designer ed in base alle richieste ed al dna del brand, viene fatto uno studio che tiene conto delle geometrie più adatte all’ideazione del nuovo occhiale. Ad esempio, se si vuole creare un look più sportivo lavoreremo con lenti e maschere più avvolgenti. Se si lavora ad un progetto più fashion ci si può sbizzarrire anche con lenti e maschere più piatte.

«Le geometrie di lenti o maschere naturalmente incidono sulla scelta finale del colore».

I trend della prossima stagione

Se gli abbinamenti cromatici, oltre che dal DNA del brand, dipendono dalle tendenze moda, viene naturale curiosare un po’ tra i trend per la prossima collezione spring-summer nell’eyewear. «Possiamo fare qualche piccola anticipazione dicendo che a prevalere tra le lenti saranno colori monotonali anche in nuances cosmetiche con richiami naturali, coesisteranno anche tonalità più scure per creare look dark o total black. Per chi ama le specchiature saranno presenti anche per questa stagione, soprattutto per il mondo active ma anche casual. Gli inserti gioiello? Rispetto a qualche tempo fa, diventeranno più marcati ed evidenti, frutto di tante lavorazioni e sfaccettature».

Gli occhiali? Molto più di un accessorio

Differenziarsi o uniformarsi? È l’eterno dilemma della moda. Che, naturalmente, riguarda anche gli accessori: è loro il compito di sottolineare il messaggio trasmesso dall’abito che indossiamo, diventando (come il profumo) la nostra “firma identitaria” unica e personale. E, in questo, gli occhiali hanno un ruolo di primissimo piano. «Perché permettono di vedere – o di proteggere lo sguardo – ma anche di essere subito visti dagli altri» commenta Paola Pizza, psicologa della moda, blogger (psicologiadellamoda.com) e autrice di diversi saggi, ultimo dei quali, scritto con Valeria Viero, è “Il colore indossato” (Franco Angeli). «Grinta o serietà? Leggerezza o creatività?  Le forme delle montature, e i loro colori, contribuiscono a enfatizzare aspetti unici della nostra personalità e, proprio per la loro collocazione strategica, diventano un fortissimo strumento identitario».

L’importante è avere le idee chiare. «C’è chi vuole distinguersi dagli altri, con un taglio particolare, un colore fluo o un dettaglio prezioso, chi invece vuole sentirsi parte di un gruppo. Ma serve armonia con l’insieme: se c’è incoerenza sbagliamo il messaggio, e la nostra autostima si abbassa. Il classico tubino nero portato con occhiali neri, piccoli, “da brava ragazza”, trasmette un messaggio diverso dallo stesso outfit abbinato a una montatura vistosa e colorata. Un po’ come per le scarpe: tra un paio di ballerine e dei sandali dorati c’è una bella differenza. Allo stesso modo gli occhiali, come l’acconciatura e il make-up (per mantenere il focus sul viso), devono puntare sull’equilibrio con l’insieme. Conta per scarpe, borse o cappelli, ma diventa molto più importante per un accessorio destinato a durare ben più di una stagione».

«Tu a che tribù appartieni?»

«In psicologia distinguiamo tra “personalità ad alto automonitoraggio”, cioè attente al giudizio degli altri e più inclini a seguire le mode, o a farsi ispirare dai look dei loro personali “modelli”, e “personalità a basso automonitoraggio”. Sono quelle più introspettive, più centrate su sé stesse e meno influenzabili dalle mode. Se le prime tenderanno a cambiare più facilmente tipo di occhiali, da sostituire a seconda dell’umore o dell’abbigliamento, le seconde saranno invece fedeli a un modello di maggiore qualità e pregio, da portare nel tempo». E tu, a che tribù appartieni?

Stile innovativo e raffinato: TOM FORD Eyewear Collection

Introducing the TOM FORD Eyewear Archive Collection which pays homage to the iconic styles that have defined the brand’s illustrious 20-year history.  TOM FORD Eyewear, renowned for its iconic status, stands tall for its unmatched elegance, top-notch quality, and meticulous attention to detail. In the 2023-2024 collection, one of the most legendary eyewear models in history has been masterfully reimagined: the iconic Whitney model.

Worn by celebrities such as Jennifer Aniston, Madonna, Charlize Theron, Gwen Stefani, Kate Moss, Keira Knightley. The Whitney eyewear stands out for the unmistakable line of its “Infinity cross”, the crossing of the front which gives the look a butterfly effect that winks at the Seventies. In re-visiting The Whitney frame, the TOM FORD Archive Collection, debuts in four models with new shapes and identities, each easily recognizable, without giving up the magnetic element of a design with great visual impact: from the Nicoletta model, in titanium and limited edition, up to the Bettina, Fernanda and Jada models, with semi-transparent lenses and contrasting colored frames.

 

Innovate without betraying your roots. Here to lies the secret of the success of a luxury brand like TOM FORD. Which, not limiting itself to city glasses, on the eve of the ski season proposes Après Ski 2023, a collection of four different ski goggles with photochromic and interchangeable mirror lenses with different designs: from the Rellen model, which revisits the Seventies, up to the most high-tech masks, with magnetic lenses and a practical elastic band. To not give up style even in the snow.

Isabelle Moes

Isabelle, già nel 1998 ricoprivi un ruolo dirigenziale presso la filiale Marcolin Benelux, anni in cui ai vertici delle aziende erano tutti maschi: ci racconti come è andata?

Non ho mai sentito alcuna discriminazione in quanto giovane donna, per di più ero appena diventata una giovane mamma, anche se lavoravo in un’azienda composta prevalentemente da uomini. Tutto era molto normale. Non sentivo alcuna differenza tra me e i miei colleghi maschi. Penso che Marcolin sia sempre stata una grande famiglia e in squadra mi sono sentito come a casa.

 

Ora che ti trovi a gestire anche un segmento di mercato molto importante e strategico come quello dell’area centrale EMEA (Francia e Benelux), puoi raccontarci quali sono le prossime sfide per l’eyewear in questi mercati?

È piuttosto inquietante sapere quali sfide, secondo le previsioni degli esperti, ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni, ovvero che ci sarà sempre più una certa struttura nel mercato. Il mercato diventerà più strutturato. Molte società indipendenti lo stanno facendo hanno acquistato o si stanno fondendo, il che significa che anche noi, come fornitori di montature per ottici indipendenti, dovremo diventare sempre più professionali. Dovremo negoziare con loro in modo diverso rispetto a prima. Prima trovavo il mercato molto facile perché i nostri clienti erano ottici che avevano solo due o tre negozi. Ora, stiamo guardando a una scala diversa, con ottici che hanno 100, 150 negozi. Quindi è una struttura diversa, un approccio diverso.

“Penso che questa sia la cosa più importante per il futuro: continuare ad ascoltare davvero i nostri clienti”

Dopo tanti anni in questa Azienda, quali sono i tuoi punti di forza di Marcolin? E quali sono invece i nuovi obiettivi, in un mondo che evolve così velocemente?

La forza dell’azienda è lo stretto rapporto con i nostri clienti. Questa vicinanza significa che le persone apprezzano davvero il fatto che siamo al loro fianco, lavoriamo a stretto contatto con loro e ci considerano davvero un’azienda di scala internazionale, ma pur sempre una piccola impresa perché lavoriamo a stretto contatto con loro. Questo è importante per loro perché sentono che ascoltiamo davvero. Penso che questa sia la cosa più importante per il futuro: continuare ad ascoltare veramente i nostri clienti. Stando al loro fianco, rispondendo ai loro bisogni e facendolo rapidamente, lavorando con loro invece di imporre loro delle cose. Ed è così che riusciremo.