La forma del viso

Il primo occhiale non si scorda mai.

È quel che è successo ad Arianna Foscarini, una consulente d’immagine specifica per l’eyewear con diversi assi nella manica: il primo è che alla base di quella che è diventata una professione di lungo corso, ottica professionista, ci sono stati gli anni di formazione tecnico scientifico nell’ambito dell’oftalmica, seguiti dal perfezionamento di ambiti come la moda e il design. Il secondo è che la sua passione per l’occhiale ha mosso i primi passi in un ambiente familiare dalla spiccata radice creativa e artistica, che le ha reso subito chiaro che a volte l’applicazione alla lettera di formule funziona solo sulla carta. Così, quando a 14 anni ha dovuto indossare l’occhiale da vista che efficacemente correggeva la sua miopia l’amara scoperta: non le rendeva giustizia a livello estetico, ma la costringeva ad indossare quella forma di disagio che, sui banchi di scuola, molti hanno sperimentato sentendosi chiamare quattrocchi. Da questa esperienza personale è nata la sua missione di vita, ovvero supportare le persone a scegliere l’occhiale giusto per esprimere la propria unicità. Perché per dare corpo al proprio stile c’è bisogno di alleati. E un occhiale può fare la differenza.

Occhiali dalla forma allungata, come i cat eye o a farfalla, sono perfetti per i visi tondi.

Una questione di metodo: Foskap.

Arianna è l’unica consulente d’immagine, specializzata nell’eyewear, ad avere formalizzato un proprio metodo circa dieci anni fa, frutto di una pratica da sempre esercitata nella sua professione di ottico. Foskap unisce la praticità di test che mettono insieme estetica e tecnica, attraverso l’armocromia e la forma dell’occhiale da scegliere grazie all’analisi del volto della persona. «Molte volte si sceglie un occhiale prendendo come riferimento unicamente la forma del viso» spiega Arianna «in realtà così facendo si eludono tante altre caratteristiche del volto che sono determinanti allo scopo, come i volumi per esempio – un volto può essere scarno o piatto – la dimensione del naso, su cui l’occhiale calza, che catalizza l’attenzione, trovandosi al centro del viso». «L’altra parte importantissima è rappresentata dalla sezione aurea, di cui occhi, per l’aspetto refrattivo, la dimensione, la forma, la loro distanza, e, infine, la bocca sono fondamentali».

Molte volte si sceglie un occhiale prendendo come riferimento la forma del viso. Ai visi triangolari donano i famosi Pilot glasses.

La forma è anche ispirazione.

La forma del volto è un punto di partenza del metodo di Arianna e d’ispirazione al tempo stesso. Per esempio, al volto ovale, identificato da Leonardo Da Vinci come forma perfetta, donano tutte le forme degli occhiali. «In questo caso è importante armonizzare i volumi e valorizzare i punti di seduzione specifici della persona: occhi o bocca per esempio». Proprio partendo dal volto della perfezione di Leonardo lavora l’armonizzazione del metodo di Arianna, utilizzando accorgimenti ottici. Per questa ragione i quattro angoli tipici di un volto quadrato saranno smussati attraverso le forme arrotondate degli occhiali. Al contrario un viso rotondo, privo di spigoli, ha bisogno di movimento. «Occhiali dalla forma allungata, come i cat eye o a farfalla, sono perfetti in questo caso. Sarà anche importante il volume del volto, sul quale, nel caso di un viso particolarmente pieno, si può intervenire con la scelta di un materiale adatto, come i metalli». E per il particolare volto a triangolo? «E’ l’unico volto a cui donano i famosi Pilot glasses».
Se tutto questo risulta oltremodo vero da un punto di vista tecnico, da un punto di vista stilistico la personalità è una componente determinante nella scelta di un occhiale. Può capitare che la forma adatta sulla carta non si sposi al carattere di chi dovrebbe indossarla. Allora si lavora su opposti e accorgimenti, perché a volte, per mettere insieme ideale e stile, c’è bisogno di moderni alchimisti.

L’estate in un occhiale

La ruota dei colori che campeggia nell’Ufficio Stile di Longarone richiama l’antica ruota di Medicina dei nativi americani.

Se la mappa dell’Universo di questo popolo è ancora oggi strutturata attraverso gli elementi che contribuiscono al necessario mutamento della vita e della natura, dove ogni colore esprime un significato e racconta un pezzetto del Grande Spirito che regola il mondo, al comando della ruota della cromia in casa Marcolin, troviamo un team di creativi e di specialisti del colore e dei materiali. Silvia De Col è responsabile di questa curiosa e accattivante parte della storia di come cambia la palette dei colori di un occhiale dall’inverno all’estate. Sin dalle prime battute appare chiaro che i colori parlano la loro lingua e che per traghettarli verso efficaci giochi di luci e di ombre ci vuole metodo.

Illuminare i toni.

«Per questo studio dei colori e dei materiali abbiamo preso come riferimento alcuni abbinamenti utilizzati per l’autunno – inverno di uno dei nostri brand, che per cromie e rivestimenti dei materiali richiamano la stagione fredda. Il nostro obiettivo era accendere queste tonalità senza snaturare la palette del marchio» ci racconta De Col. «Volevamo inoltre mantenere un fil rouge che unisse le due stagioni» prosegue. «Abbiamo quindi lavorato con la ruota dei colori e acceso la luce» dice con slancio. «Siamo riusciti a illuminare i toni, le tipiche ombreggiature invernali e a mantenere gli abbinamenti cromatici grazie all’aggiunta del bianco». Ma per traghettare verso quei richiami emotivi che fanno della bella stagione luogo ideale del cuore, il team si è concentrato anche sullo studio delle tendenze dei colori. Ne sono nati tre macro-temi. «La prima si esprime attraverso i toni naturali, come il marrone e l’havana. Nella seconda ritroviamo i colori pastello e quelli più polverosi, che ricordano molto i toni cipriati, come quelli del make-up. La terza tendenza invece si esprime attraverso delle nuances pop» precisa Silvia.

L’estate in un occhiale.

Poi la trasformazione vera e propria, quella che rende possibile riconoscere l’estate nell’occhiale. «Abbiamo unito questi tre mondi facendo sempre leva su quei particolari giochi di luce che ravvivano le cromie. Il colore havana, per esempio, nella sua versione invernale, è molto più neutro e smorzato rispetto la sua espressione estiva, che è invece arricchita dai toni di menta. Questo tono di verde, secondo i nostri studi sulle tendenze, è percepito come più gioioso e adatto per la bella stagione». Questo metodo è stato adottato per tutti i colori presenti nelle collezioni e anche sui materiali. Perché giocare sulla costruzione delle trasparenze, o del design in generale abbinato a una palette colori, non è soltanto una questione di stile. Il segreto sta nel combinare abbinamenti anche a sostegno del tipo di design da valorizzare.

Customer Experience

La presentazione delle nuove collezioni Eyewear 2023 del Gruppo Marcolin, dal 17 al 22 giugno, in una struttura ricettiva in grado di unire la bellezza di un gioiello dal valore storico e una natura incontaminata.

A Pozzolengo a pochi chilometri dal pittoresco Lago di Garda, è stata l’occasione per accorciare e annullare le inevitabili distanze di un gruppo che tesse e cura le proprie relazioni in ogni angolo del mondo. Così, proprio come l’infaticabile ragno, che lavora con dedizione alla propria opera d’arte, conferendole spessore, forma e un’estensione fuori dall’ordinario, in grado di unire precisione e creatività, Marcolin ha accolto quella che è diventata, a tutti gli effetti, la sua community.

In un momento storico ricco di sfide e di opportunità, che spronano a innovare e a evolversi in un contesto che altrettanto rapidamente cambia, il segreto della trasformazione sta nelle relazioni.

Una cinque giorni immersiva con i singoli partner che ogni giorno comunicano al mondo il volto di Marcolin con uno scopo preciso: condividere i valori che stanno alla base del gruppo. Si è partiti dal Made in Italy, caratterizzato e riconosciuto a livello globale in termini di sapere e di identità e ci si è spinti oltre, andando incontro alla centralità della ricerca estetica, delle forme, dei colori e dei materiali, consapevoli che l’eccellenza passa dall’unicità della manifattura. Infine, si è approdati al sapore della scoperta, rivelando le maestrie che dietro le quinte lavorano alla produzione delle collezioni, tante quante le diverse e variegate anime incarnate dai brand che si affidano a Marcolin.

Eppure, non esiste reunion senza il rinnovo di una promessa, di intenti e di un sentito arrivederci a presto.

Con questa visione e con questo spirito, la cui essenza racconta dell’alto tasso valoriale che Marcolin attribuisce ai propri partner, è nato un nuovo progetto dedicato: la Customer Experience Transformation. Marcolin percorre la strada del rinnovamento coinvolgendo con metodo e inclusività tutti gli attori che ne costruiscono il successo da oltre 60 anni. La CX Transformation è la dimensione ideale in cui Vision e Mission si incontrano. Essere identificati come punto di riferimento nel mercato mondiale dell’eyewear è possibile solo riconoscendo il ruolo fondamentale dei partner nella crescita dell’azienda.

In un ipotetico dizionario contenente le parole che costruiscono e orientano la nostra CX Transformation

Diamo quindi pieno potere all’ascolto e alle previsioni delle esigenze dei nostri partner, al miglioramento costante delle nostre relazioni, delle nostre creazioni e dei servizi che offriamo. L’evoluzione, del resto, è anche frutto delle più attente strategie di comunicazione.
E che cos’è la comunicazione se non un nobile atto di condivisione?

Marcolin a Stoccolma

Nella capitale svedese, protesa sulla costa orientale e iconicamente diffusa lungo uno straordinario scenario di 14 isole con oltre 50 ponti a collegarla, l’orizzonte si dissolve, senza una linea di demarcazione precisa, congiungendo le acque del Lago Mälaren e quelle dell’imperturbabile Mar Baltico.

In questi avamposti del Nord Europa, il mese di giugno incarna appieno la metamorfosi del calendario dell’anima, strettamente connesso al risveglio della natura. A Stoccolma, il passaggio dai lunghi e bui mesi invernali si trasforma in un pittoresco bagno di luce a baciare con convinzione ogni angolo della città. Incurante della notte, infonde il suo tocco in un paesaggio declinato al femminile a partire dall’elemento che la vivifica in lungo e largo: l’acqua. Nel Municipio della città, nel segno della rinascita, in cui mito e folklore si fondono nelle celebrazioni di culti quali il Solstizio d’estate, degli alberi e del divino femminile, Max Mara ha presentato la sua collezione Resort 24, le cui linee e fantasie fanno da forte richiamo alla terra scandinava.

Marcolin è voltato a Stoccolma, per scoprirne lo spirito, attraverso gli occhi di uno dei suoi talenti, Lisa Olsson, affezionata del brand Max Mara.

L’incontro con Lisa, Founder e Jewellery Designer di Nootka, avviene nella sua boutique, nel vivace quartiere di Norrmalm, tra gli edifici neoclassici di un’area costellata da caffè e corner di design e moda svedese. Il verde, imprescindibile per ogni abitante della città, è rappresentato dal Parco di Kungsträdgården, disseminato di alberi e sentieri che ricordano il cammino incantato delle fiabe. Varcata la soglia del suo atelier, la luce di giugno diventa un tutt’uno con la nuance corallo che domina le pareti e l’atmosfera del suo studio. «Desideravo il calore dell’estate tutto l’anno. Questo colore è stata la scelta migliore», precisa Lisa, la cui narrazione della sua avventura come designer parte dalle sue origini. «Sono nata a Malmö ma vivo a Stoccolma ormai da circa nove anni».

Amo il fatto che sia una grande città dalla dimensione sostenibile: a piedi o in bicicletta puoi andare ovunque. Poi c’è l’elemento dell’acqua a renderla unica.

L’amore per la capitale vibra anche attraverso le parole della designer.

«Amo il fatto che sia una grande città dalla dimensione sostenibile: a piedi o in bicicletta puoi andare ovunque. Poi c’è l’elemento dell’acqua a renderla unica». Lisa, come ogni svedese, celebra l’estate all’aria aperta. «I lunghi mesi di buio ci spingono a celebrare la bella stagione nei parchi. Ogni momento è buono per rallentare e godersi la luce» racconta «la presenza delle isole, sono un altro elemento unico della capitale da cui poter godere la contemplazione di scenari epici a poca distanza dalla città».
La dimensione del vivere in armonia con la natura ricorre spesso nelle parole di Lisa. Così prendono forma anche nelle sue creazioni, visto che per i suoi gioielli dona una seconda vita all’argento, l’unico elemento utilizzato dal suo brand. «Ogni pezzo è lavorato a mano e prodotto a Stoccolma» racconta. Si affida ai migliori artigiani della città, che sceglie per ogni sua collezione. Un’identità tanto femminile quanto fortemente made in Sweden la sua. Che si rivela nell’eleganza classica del piccolo museo, tra i suoi preferiti in città, in cui ci conduce ad ammirare le geometrie e la magnifica posizione.

Il Carl Eldh Museum ha trasformato l’atelier del più importante scultore svedese del XX secolo, in un luogo di ritrovo per appassionati cultori di meraviglie nascoste.

«Mi piace per le sue piccole dimensioni e perché combina arte e natura». L’entusiasmo per la tradizione svedese non coinvolge soltanto la vista, ma anche il gusto. Così, mentre si muove lungo i boulevard alberati del centro città, con la luce che cade sull’occhiale Max Mara, dal taglio cat eye, diretta in uno dei suoi caffè preferiti – il Pascale Caffè, dove assicura si consumi tra le migliori Fika svedesi di Stoccolma – nella sua silhouette total black, per un attimo sembra di vedere Parigi. Ma questa è un’altra storia.

Guess Festival Collection!

Ogni anno l’arrivo della bella stagione è celebrata, neanche a dirlo, a suon di musica.

Tra gli eventi più attesi che le rendono omaggio, ci sono i festival, che già a partire dal mese di aprile si susseguono nelle cornici più suggestive e più o meno note d’Europa, suscitando un rinnovato slancio in un contesto post pandemico che da quest’anno ha ritrovato un seguito senza precedenti in termini di partecipazione. I mesi di maggio e giugno fanno da volano agli innumerevoli sound e suggestioni dai paesi più diversi, al punto che per districarsi nell’onda lunga dei festival si può solo cavalcarla sfrondando l’offerta e selezionando per generi. Così partendo dalla dorsale del Nord Europa, i quattro giorni del Bergenfest, in Norvegia uniscono, in un sapiente mix, sound nordici e rock internazionale arricchiti dalle note meno usuali del country americano. I festival non sono solo musica, sono anche eventi in grado di diventare un tutt’uno con paesaggi straordinari grazie al potere del suono. Così dal grande nord fino agli avamposti a sud del Mediterraneo il fascino delle performance live non conosce eguali: dall’indie rock, fino all’elettronica, passando per il jazz e il pop. Dalla Cornovaglia, all’interno dell’Eden Project, un paradiso ricavato da un’ex cava di kaolinite al cui interno sono custodite due delle più grandi biosfere del mondo, fino al festival del jazz ad Atene, nella straordinaria cornice post-industriale di Technopolis.  

Anche il Primavera Sound di Barcellona, uno dei festival più amati dai cultori della musica indie rock, quest’anno seguito anche in streaming, ha regalato performance, a bordo mare, alla stregua di accadimenti emotivi.

Poteva Guess, brand giovane e ammaliante, amante della fiesta, non tributare allo spirito della musica e dei Rainbow Color Festival una collezione dedicata?

La Festival Collection di Guess è tutto questo e ancora di più.

Un viaggio alchemico che trasforma le sonorità in montature geometriche e avvolgenti, e i decibel nei colori vivaci e brillanti dei mesi estivi. Proprio a Barcellona, nel suo flag store nel quartiere più chic della città, Guess ha presentato la sua Festival Collection, con la complicità di Elisa Maino e altre ospiti invitate a celebrare la giornata 

Look e location mi ricordano Runaway di Aurora. Questo pezzo mi trasmette un bellissimo senso di pace. Il luogo e l’outfit romantico abbinati all’occhiale dalla silhouette femminile creano un radioso effetto di luce sul mio viso.

Il potere della memoria viaggia su note musicali.

“Ricordo che quando avevo circa 14 anni indossavo sempre vestitini floreali e occhiali appariscenti dalla montatura importante. Ascoltavo tantissimo i One Direction”, ricorda Elisa.

Questo abbinamento fa da specchio alle ore trascorse ad ascoltare le loro canzoni insieme alle mie amiche durante le giornate al lago dove abitavo quando ero più piccola.

Con questo spirito mixare occhiali e ispirazioni sonore si è rivelato un gioco in grado di creare suggestioni dalla forte personalità. Fino al prossimo Festival.

Barton Perreira

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La manifattura artigianale è il vostro fiore all’occhiello. Come siete arrivati a scegliere il Giappone per la vostra produzione?

Bill Barton. Crediamo fermamente che il Giappone sia la patria dei migliori produttori di occhiali al mondo. Il rapporto che abbiamo instaurato con i nostri artigiani in Giappone dura da oltre 30 anni. Il livello di comprensione e di comunicazione su cui possiamo contare in questa collaborazione è eccezionalmente alto. Si tratta di una vera rarità nel nostro settore. Il fondamento che sta alla base  del nostro design è un forte impegno per l’artigianalità. Le nostre montature sono il risultato di un processo produttivo meticolosamente realizzato a mano in fabbriche giapponesi, la cui eredità nel saper fare è un patrimonio multigenerazionale. Collaborando a stretto contatto con gli artigiani giapponesi, possiamo attingere al loro ricco patrimonio per creare i migliori occhiali in tutto il mondo. In Giappone, la minuziosa attenzione ai dettagli è fondamentale per assicurare ad ogni paio di occhiali la perfetta vestibilità. Ogni singolo elemento deve essere eseguito con precisione. Il prodotto finale, poi, così rifinito, emana una sorta di matrice distintiva: è l’aura di un prodotto luxury. È questo approccio al nostro processo di creazione a distinguerci da tutti gli altri marchi.

 

Le nostre montature sono il risultato di un processo produttivo meticolosamente realizzato a mano in fabbriche giapponesi, la cui eredità nel saper fare è un patrimonio multigenerazionale.
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In termini di codici di stile, come si traducono due aggettivi a voi molto cari: istintivo e senza compromessi?

Patty Perreira. Il mio processo creativo è fortemente istintivo. Scelgo consapevolmente di non aderire alle tendenze del momento. L’ispirazione per i miei progetti nasce da suggestioni diverse: dalle forme ai colori, fino a tecnologie specifiche. A volte è persino uno stato d’animo a influenzarmi. Incorporo forme fluide, composizioni dinamiche ed elementi inaspettati nelle mie creazioni, ma facendo ben attenzione alle proporzioni del viso. È fondamentale assicurarsi che il prodotto finale si adatti perfettamente al volto di chi lo indossa. Essendo una creativa prettamente visiva, trovo ispirazione in quasi tutto ciò che incontro. Quando creiamo e sviluppiamo progetti, siamo intransigenti su aspetti come qualità, artigianalità, funzionalità ed estetica. I nostri artigiani giapponesi sono consapevoli della nostra visione e dell’alto livello di qualità a cui aspiriamo, dai materiali che utilizziamo alla costruzione di ogni montatura.

 

Scelgo consapevolmente di non aderire alle tendenze del momento. L’ispirazione per i miei progetti nasce da suggestioni diverse: dalle forme ai colori, fino a tecnologie specifiche. A volte è persino uno stato d’animo a influenzarmi.
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Verso quali orizzonti punta la vostra ricerca in termini di materiali innovativi?

Patty Perreira. Lavoriamo ogni giorno con i nostri artigiani giapponesi per esplorare nuovi materiali. Gli obiettivi che perseguiamo puntano a una maggiore durata nel tempo, alla leggerezza e alla flessibilità dei materiali al fine di ottenere la massima vestibilità. Il nostro scopo, in generale, è andare oltre i confini dei materiali tradizionali ed esplorare nuovi modi per migliorare le nostre collezioni. Grazie all’attività di ricerca e alle collaborazioni che attiviamo, ci sforziamo di introdurre materiali innovativi che offrano soluzioni sostenibili, unite ad alte prestazioni, tecnologicamente avanzate, in fatto di design.

 

Emilio Fulgione

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Il Progetto sulla Tracciabilità, di cui lei ha seguito il lancio, è un importante step che coinvolge la supply chain. Di cosa si tratta?

La sostenibilità è uno dei pilastri della storia di Marcolin: a questo tema impegniamo ogni area dell’azienda, partendo dal prodotto e coinvolgendo l’intera value chain. Il risultato di questo ingaggio, in termini di prodotto per esempio, ha portato l’azienda, la prima nel settore eyewear – tra i produttori – a ottenere la certificazione ISO 13485:2016, che regola a livello internazionale i sistemi di gestione qualità nel settore dei dispositivi medici. Requisito di grande importanza per questo riconoscimento è stato il “Progetto di Tracciabilità” in cui l’azienda è impegnata da tempo, supportando il monitoraggio continuo nella catena di fornitura degli occhiali immessi sul mercato.  Il progetto prevede che tutte le montature da sole e da vista realizzate da Marcolin riportino un numero seriale laserato sull’asta (indicato anche sull’etichettatura di ogni prodotto, insieme alla data di fabbricazione), così da consentire all’Azienda la tracciabilità delle montature dalla produzione alla distribuzione.

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In quali termini la tracciabilità influisce sulla sostenibilità delle risorse, naturali e umane?

Certificazione e Progetto di Tracciabilità si inseriscono all’interno di un più ampio piano ESG sviluppato dall’Azienda che ha proprio nella sostenibilità – economica, sociale e ambientale – uno dei fondamenti della propria strategia di sviluppo. Abbracciamo l’attenzione per l’ambiente, per le persone e per una governance aziendale efficace e moderna, per raggiungere quei 17 obiettivi SDG [Sustainable Development Goals, N.d.r] posti dalle Nazioni Unite nel 2015. Un impegno per tutti noi, che chiediamo venga condiviso anche dai nostri partner e fornitori, in una visione di responsabilità sociale collettiva.

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Qual è il segreto di una supply chain efficiente e sostenibile, e su quali fattori investirà Marcolin in futuro?

Marcolin persegue nell’impegno investendo: attraverso progetti di ricerca e sviluppo di nuovi materiali sostenibili, tanto per i prodotti quanto per il packaging. Poi ci sono le attività di monitoraggio e controllo della qualità, della sicurezza dei prodotti lungo tutte le fasi della catena del valore. Ma andiamo anche oltre a questo, facendo attività di qualificazione e selezione dei nostri fornitori, stilando un’analisi continua e di valutazione dei rischi. L’attenzione all’ambiente coinvolge anche il nostro sito produttivo, il cui sistema di gestione ambientale è certificato secondo la ISO 14001. Sono i riconoscimenti ottenuti che ci spingono a proseguire in questo percorso: siamo impegnati costantemente nello studio e sviluppo di progetti di efficientamento energetico e di riduzione degli scarti. Senza dimenticare l’importanza della sicurezza degli ambienti in cui sono presenti gli impianti produttivi. Garantire alle nostre risorse ambienti salubri e sicuri, rappresenta un altro valore imprescindibile per l’azienda.

Timberland e gli Earthkeepers®

Quarantanove anni fa, il 5 giugno 1974, si celebrava la prima giornata mondiale dell’ambiente.

Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1972, allo scopo di tracciare un Programma di politiche ambientali, l’iniziativa ha raccolto nel corso del tempo l’adesione di oltre 100 paesi a sostegno di una campagna di sensibilizzazione che fa sentire la propria voce ogni anno, il giorno 5 del mese di giugno. In un crescendo, la comunità internazionale, sempre più nutrita e coesa, si è di volta in volta occupata di un focus diverso: l’edizione del 2023, ospitata in Costa d’Avorio, in partnership con i Paesi Bassi, si concentra su un tema di scottante attualità in fatto di inquinamento ambientale e ricorda quanto le azioni dei singoli individui siano fondamentali nel contrasto all’utilizzo della plastica nella vita di tutti i giorni. Lo slogan scelto per accompagnare la campagna si annuncia già virale: #Beatplasticpollution. A questo slogan e alle azioni che puntano a un impegno concreto a tutela dell’ambiente si unisce anche Marcolin, dando voce a uno dei suoi top brand tra i più innovativi sulla scena.

Questa è la storia di Timberland, il cui sentiero intrapreso ha portato l’azienda ad essere leader mondiale nella progettazione e commercializzazione di calzature di qualità premium, abbigliamento e accessori per coloro che amano la vita outdoor.

Timberland realizza prodotti impegnandosi ad apportare il suo contributo per affrontare le sfide ambientali e minimizzare l’impatto sul pianeta. È in questo contesto che il marchio ha sposato una forma di design squisitamente responsabile e dato vita a una collezione eyewear che intreccia materiali ad alto tasso valoriale e il bene comune: perché mai come oggi è tempo degli Earthkeepers®! La filosofia che sta alla base di questa collezione è semplice e pulita, promuovendo l’impegno a proteggere l’ambiente attraverso prodotti responsabili.

Con questa chiara visione nascono i due nuovi modelli Earthkeepers® della primavera 2023.

Occhiali da sole e da vista, dal design esclusivo e responsabile, realizzati con il 50% di plastica a base biologica. Come si traduce tutto questo in fatto di stile? In occhiali in acetato bio-based, costituito da fibre di legno e di cotone o di originale vegetale, pensati per gli amanti delle attività outdoor o per vivere la realtà quotidiana di scenari urbani. La ricercatezza sta nel dettaglio: nelle montature, impreziosite da inserti in metallo e gomma, e nel sapiente uso del colore, come per esempio nella collezione da sole dalle lenti polarizzate, il cui trattamento antiriflesso favorisce la percezione e, al contempo, la protezione da potenziali raggi dannosi. Che si tratti della classica montatura da vista squadrata, o della versione da sole dallo spirito casual, il valore sta tanto nel dettaglio quanto nella dimensione che incarnano: la filosofia degli Earthkeepers®.