Stefano Guindani

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È possibile comunicare in modo efficace un prodotto senza mai mostrarlo ma interpretando i valori del brand, come ti è stato chiesto per il progetto WEB EYEWEAR-Framing Light?

«La sfida e l’opportunità di questo progetto è stata proprio cercare di interpretare questi tre concetti, trasparenza, gusto e quiet luxury, senza far vedere gli occhiali. E farlo evitando di essere didascalico. Ma in generale io lavoro così, cerco sempre di fotografare i prodotti fashion senza perderne di vista il valore poetico, di costruire qualcosa di artistico che possa far sognare: quando succede è lo scatto perfetto, che parla di un’eleganza mai urlata».

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A cosa ti sei ispirato per declinare concetti come trasparenza, gusto e quiet luxury?

«Per il “gusto”, parola che possiamo associare al food ma anche al senso estetico, ho voluto evocare il gusto molto italiano per la bellezza e per l’arte, la manualità, il saper creare, attraverso le mani sporche di gesso di uno scultore al lavoro. Le saline di Marsala, invece, dove l’acqua è tinta di rosa per via di una particolare alga e, al tramonto, sembra quasi fluorescente, sono state la location perfetta per parlare di trasparenza legata alla natura, come anche nello scatto che immortala il volo degli aironi sull’acqua. Per il lusso, invece, ho scelto di fotografare una ragazza seduta all’aria aperta, assorta nella lettura di un libro per sottolineare come oggi il vero lusso sia potersi prendere del tempo per sé, per immergersi nella lettura, per pensare».

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Quale, tra tanti, è stato lo scatto più sfidante?

«Le foto più impegnative sono state proprio quelle scattate alle saline perché non sapevo se avrei trovato la luce giusta, l’atmosfera perfetta per evocare il concetto di trasparenza perché questo dipendeva moltissimo dalle condizioni del tempo che avremmo incontrato. Abbiamo dovuto aspettare qualche giorno, ma alla fine la luce giusta è arrivata».

Marcolin Germania festeggia 40 anni

Un viaggio iniziato nel 1985

Prima a Lörrach, poi a Ludwigsburg – deliziose località del Baden-Württemberg – infine a Colonia: sono le tappe del percorso di Marcolin in Germania. Un viaggio iniziato nel 1985, esattamente 40 anni fa, con una piccola filiale e una manciata di giovani collaboratori, e approdato nel 2017 nel cuore della capitale economica, storica e culturale della Renania come Marcolin Deutschland GmbH. Diventando una realtà vivace e ben radicata nel territorio che oggi conta più di 50 collaboratori (molti dei quali in azienda da più di 25 anni), coordinati dal responsabile North EMEA Stephan Hinkerode.

Il legame con i brand tedeschi

Il giro di boa dei 40 anni è l’occasione per aprire l’album dei ricordi ma anche quella per sottolineare il ruolo chiave avuto dalla filiale tedesca per l’espansione nella regione EMEA del business di Marcolin. E per il consolidamento del legame con tre iconici brand made in Germany dello sportswear e del lusso all’interno del portfolio del Gruppo di Longarone: adidas (con le due linee Sport e Originals), MCM e, più di recente, l’house brand ic! berlin.

La parola ai collaboratori

Le testimonianze dei collaboratori di Marcolin Deutschland confermano il successo di un progetto nato negli anni Ottanta e rimasto fedele al progetto di una realtà innovativa, internazionale e in continua evoluzione. Favorendo la crescita continua dei collaboratori. Lo confermano le parole di Lydia Müller e Manuela Becker, entrambe in Marcolin dal 1999 come responsabili delle vendite, o di Frank Riethmüller, entrato in azienda diciotto anni fa per occuparsi di budget e collezioni e oggi analista e pianificatore delle vendite. «In Marcolin abbiamo imparato molto e abbiamo avuto la possibilità di sviluppare liberamente le nostre competenze. È un piacere far parte di questo team e di questo grande Gruppo».

Marcolin talk torna a Milano

Dall’introspezione al prodotto

«Partecipo volentieri a questa serata perché siamo all’interno di un progetto in cui ci sono molto pensiero e molta creatività» ha esordito Andrea Batilla, sul palco per incontrare i cinque fotografi in mostra (Stefano Guindani, Camilla Ferrari, Giulia Mantovani, Niccolò Parsenziani e Gaia Bonanomi), lo scrittore pubblicitario, direttore creativo e fondatore dell’Osservatorio Civic Brands Paolo Iabichino e Lara Marogna, Group Style & Product Development Director di Marcolin. È proprio quest’ultima a spiegare in che modo Framing Light arrivi al termine di un processo di smaterializzazione del brand WEB EYEWEAR, con una storia iniziata negli anni Trenta. «Per cominciare, ci siamo concentrati sul cliente, chiedendoci quale fossero la sua personalità, i suoi interessi, le sue abitudini. Poi, dopo questa indagine introspettiva, siamo arrivati alla sintesi dei tre valori illustrati in mostra da questi cinque fotografi italiani: gusto, trasparenza e quiet luxury».

Il valore della trasparenza

È sulla trasparenza che, in particolare, ci si è soffermati nel corso del talk. Merito della sua doppia valenza perché può riferirsi al materiale come alla virtù. «Per tradurne il valore nella concretezza di una montatura abbiamo realizzato una collezione che gioca su un effetto di trasparenza un po’ nascosto, da cogliere nell’attimo, proprio come fa un fotografo in attesa della luce giusta per scattare» ha spiegato Lara Marogna. Ed è proprio sul valore che ha oggi la fotografia che Paolo Iabichino ha ripreso il discorso. «Ho sempre considerato la fotografia, anche quella pubblicitaria, un fatto artistico. E credo che oggi abbia ancora valore solo se liberata dalle “grinfie” della pubblicità, se rispettata nei suoi codici semantici, come è avvenuto per un progetto come quello di questa mostra».

La scelta di un occhiale

«Occorre dire che, su queste tematiche, la moda fa scuola da tempo, grazie al suo impegno nella produzione di contenuti, di progetti culturali che cerchino di colmare il deficit dell’attenzione causato da Internet» conclude Paolo Iabichino. E se per fortuna oggi l’influencer con in mano un prodotto non funziona più, come catturare l’interesse del pubblico?  «Essere un brand che entra e risuona con la vita delle persone, che viene scelto, non comprato. Solo così un occhiale può essere scelto: perché indossarlo equivale a dire al mondo qualcosa di te».

Marcolin a MIDO

1200 espositori

Sette padiglioni, otto aree espositive per 1200 espositori provenienti da 50 Paesi diversi e l’attesa di oltre 40.000 visitatori di 160 nazioni. Sono i numeri della 53ma edizione di MIDO Eyewear Show, a Milano dall’8 al 10 febbraio. Ad andare in scena, l’intera filiera produttiva dell’universo eyewear: lenti, montature, astucci, accessori ma anche novità tech, start-up, workshop e incontri con i professionisti. L’occasione ideale per conoscere gli ultimi trend e, soprattutto, le novità luxury, che nell’eyewear, come conferma l’ultima ricerca di Altagamma, è tra i comparti che sta crescendo di più.

MIDO 2025

Novità Louboutin

L’occasione perfetta per il debutto nell’eyewear di uno dei brand più iconici di calzature e accessori del lusso: Christian Louboutin. Che, nell’elegante stand di Marcolin, presenterà la montatura ovale di “Miss Z”, un modello dal design sofisticato e dall’eleganza un po’ retrò, con il frontale in acetato decorato da piccoli elementi metallici che riproducono le iconiche suole rosse, un delicato motivo a palmette sul ponte in metallo e le aste di chiara ispirazione Art Déco. Dettagli pensati da Marcolin per esaltare lo stile unico, artistico e raffinato, di questo brand.

MIDO 2025

Nuove tendenze

Molte però le tendenze che Marcolin presenterà a Mido 2025. Come le linee geometriche dell’ultimo occhiale K-Way, caratterizzato da strati di colore sul frontale e dall’iconica K sulle aste. E poi Pucci, con montature che traducono nell’acetato i colori e le linee rese celebri dai suoi abiti; le montature ampie e dal profilo sofisticato dell’estetica Max Mara, con modelli che uniscono acetato e metallo; spiccano poi gli occhiali di Zegna con il modello Orizzonte e l’eleganza di TOM FORD, in modelli rigorosamente oversize.

MIDO 2025

La mostra Framing Light

Cinque sguardi diversi

Ci sono le impressioni tra natura, luce e silhouette di Gaia Bonanomi, la poetica giocata tra sfumature e colori di Camilla Ferrari, la potenza enigmatica delle immagini di Stefano Guindani, l’estetica pulita e cinematografica di Giulia Mantovani e l’ironico urban-style di Nicolò Parsenziani. Cinque fotografi, cinque sguardi diversi per età, esperienze e formazione, riuniti insieme in occasione della mostra “one shot event” Framing Light: Exploring the Essence of Vision through Italian Photography, aperta al pubblico solo l’8 febbraio, dalle 13 fino alle 22, all’interno del Salone dei Tessuti, prestigiosa location degli anni Venti in via San Gregorio a Milano.

Foto Fotografi Mostra Framing Light

Una mostra innovativa

Un appuntamento fortemente voluto da Marcolin per raccontare i tre valori della collezione WEB EYEWEAR, house brand del Gruppo: gusto, trasparenza e quiet luxury, attraverso le immagini di cinque professionisti della fotografia.  E un’esposizione che mette in scena i frutti di una piccola sfida, quella di riuscire a raccontare l’essenza di un brand senza mai mostrarne i prodotti, riuscendo ad andare oltre il concetto tradizionale di eyewear marketing. I cinque fotografi coinvolti, superando il confine della fotografia pubblicitaria, hanno evocato emozioni e raccontato storie poetiche e “aperte”, che i visitatori potranno fare proprie e interpretare.

Foto Fotografi Mostra Framing Light

L’appuntamento con il talk

Una mostra che segue una vision contemporanea e flessibile che, la sera del 7 febbraio, sarà raccontata attraverso un talk in occasione di un evento privato organizzato da Marcolin. Un appuntamento che vedrà dialogare i cinque autori degli scatti in mostra, la Creative Director di Marcolin Lara Marogna e lo scrittore pubblicitario Paolo Iabichino, con la moderazione del fashion designer e consultant Andrea Batilla. L’occasione giusta per cogliere sguardi, tendenze e suggestioni legati al mondo dell’eyewear, proprio a partire da tre parole. I valori più importanti di questo brand.

 

Foto Fotografi Mostra Framing Light

Stephan Hinkerode

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Hai sempre lavorato allo sviluppo di brand di lusso finché, nel 2016, sei approdato in Marcolin, prima come responsabile dell’area tedesca, poi anche di UK e Paesi Nordici. Paesi differenti che hanno richiesto strategie diverse?

«Ho cominciato a lavorare in Marcolin come manager generale responsabile dell’area DACH, cioè Austria, Svizzera e Germania e, dopo alcuni anni, ho assunto la leadership anche per i Paesi nordici e il Regno Unito. Approcciare mercati così diversi è una bella sfida, perché devi guardare oltre a ciò che è il brand core e conoscere i diversi approcci, i bisogni e le preferenze di ogni singolo mercato. Ricordando però che, nel tempo, tutti i mercati cambiano parecchio, specialmente per quanto riguarda i bisogni e il comportamento dei clienti».

 

Stephen Hinkerode
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Quanto sono cambiati negli anni questi mercati, così strategici per il settore dell’Eyewear?

«Moltissimo, basta solo pensare alla digitalizzazione e ai molti campi d’azione diversi che ha consentito. Oggi, per esempio, i clienti hanno diverse opzioni online, quindi possono prendere le decisioni in modo un po’ più veloce e sicuro. Allo stesso tempo, però, amano ancora andare nei negozi e avere un’esperienza personalizzata in-store: questo continua ad avere grande importanza».

Stephen Hinkerode
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Quali saranno le principali sfide da affrontare nel 2025?

«Secondo me, la prima sarà riuscire a mantenere l’equilibrio fra innovazione e attenzione al cliente, in modo da raggiungere gli ottici, i diversi store e, di conseguenza, i nostri clienti finali. Un’altra sfida riguarda l’ottimizzazione digitale, tema da sempre caro a Marcolin tanto che l’ultima funzione attivata sul sito permette ai clienti di contattarci in qualsiasi orario. Per noi è meraviglioso poterci rapportare con loro anche quando non siamo in ufficio, e questo sarà il centro della nostra missione anche nel 2025: diventare i partner di fiducia di tutti gli ottici per la fornitura di occhiali».

Stephen Hinkerode

GUESS sulla neve

Nel cuore delle Alpi

Zermatt, Cortina e Gstaad: sono le tre iconiche località turistiche invernali tra Italia e Svizzera, nel cuore delle Alpi, che GUESS ha scelto per il GUESS Winter Project 2024, l’evento che, per il secondo anno, porta il brand nelle più affascinanti località alpine. E lo fa con pop-up store, location instagrammabili (come l’altalena gigante firmata GUESS ) e la Winter Ski Capsule, una capsule collection di abbigliamento con gli immancabili occhiali by Marcolin.

Guess winter 2024/2025

Sfilata a 3.000 metri

Dopo i suoi esclusivi beach club di quest’estate, GUESS passa così all’alta quota portando il suo inconfondibile tocco glam anche su piste e impianti di risalita. E perfino sui 3.000 metri d’altezza di Glacier 3000, la più famosa stazione alpina della Svizzera, dove si è tenuta una sfilata mozzafiato, con 20 modelli a percorrere la leggendaria Peak Walk, il ponte sospeso tra due vette che offre una vista circolare sulle cime innevate alte più di 4000 metri, dall’Eiger, alla Jungfrau, dal Cervino al Monte Bianco.

Guess Winter 2024/2025

Mostre e pop-up store

Ma le iniziative ideate da GUESS per questa stagione non finiscono qui. Tra queste, la collaborazione con l’Iglu-Dorf Village, il romantico hotel scavato nella neve, e ricreato ogni anno da artisti e designer, con il nuovo igloo “In the Heart of Ice”. Un luogo magico dove visitare una mostra iper-immersiva arricchita da elementi nostalgici a tema montano e prodotti Fashion e Home firmati GUESS . In più, dopo il successo dello scorso anno a Cortina, sono stati inaugurati due pop-up store invernali nel cuore di Gstaad, elegante località a 1.050 metri sul livello del mare, uno dei quali presso l’hotel a cinque stelle Le Grand Bellevue, punto di riferimento per gli habitué di questa località esclusiva.

GUess winter 2024/2025

Best of 2024

Piccoli ma importanti

Il 2024 si è aperto subito con 1 riconoscimento importante: la Certificazione per la parità di genere, rilasciato dagli organismi accreditati presso Accredia, un attestato al percorso iniziato alcuni anni fa da Marcolin con l’introduzione di nuove politiche inclusive e di welfare aziendale. 2 sono stati invece i nuovi show room inaugurati. Il primo a New York, al 19mo piano di un elegante palazzo al 270 di Madison Avenue, il secondo a Londra, lungo l’iconica Old Street, all’interno di un complesso di storici edifici industrial style. Sono state 2 anche le edizioni 2024 dei Marcolin Talk, stimolanti occasioni di incontro con gli opinion leader dei settori più diversi: dall’economia al food, dal Luxury al green. La prima a Shangai, in collaborazione con la Camera di Commercio italiana in Cina, la seconda a New York, con il giornalista Arthur Zaczkiewicz, caporedattore di WWD, a guidare l’incontro.

Best of 2024

Conferme e progetti

A quota 3 sono arrivate quest’anno le edizioni della Leadership Academy di Marcolin, ultima delle quali conclusa a febbraio, lo speciale percorso di formazione inaugurato nel 2001 e rivolto ai propri talenti e futuri leader. E che, da quest’anno, ha dedicato uno spazio speciale alla Leadership femminile. In tutto 4 sono stati invece i progetti cui Marcolin ha dato il suo apporto, a partire dalla prima edizione del Made in Italy Day, promosso da Altagamma, di cui Marcolin è partner, e Camera Nazionale della Moda Italiana. A questo è seguita la sottoscrizione (insieme a 20.000 aziende di 167 Paesi del mondo) al Global Compact, la più grande iniziativa di cittadinanza d’impresa per combattere sfruttamento e corruzione; il sostegno alla ricerca sul cancro e la partecipazione alla 24ma edizione del seminario “Donne, economia & potere” organizzato da Fondazione Bellisario.

Best of 2024

Vecchi amici, nuovi partner

Nel corso di quest’anno, infine, sono diventati 6 i brand della moda Luxury che hanno firmato un accordo Marcolin, tra 4 riconferme (Zegna, MAX&Co., GCDS e Skechers) e 2 nuovi ingressi (Christian Louboutin e K-Way). Vuol dire che, a oggi, i brand per cui Marcolin disegna e produce occhiali sono più di venti. Per finire, un altro 6: quello degli appuntamenti dei Summer Buying Days, occasione di incontro, scambio ma anche relax, con clienti e partner delle diverse aree commerciali del mondo e che quest’anno si sono tenuti tra Bologna, Santa Barbara (CA), Singapore, Shanghai, Sydney e Phuket. Sono alcuni dei numeri che raccontano la storia degli ultimi 12 mesi di Marcolin. Da ricordare e portare con sé nel prossimo anno.

Best of 2024

Lorenzo Posocco

In un’intervista hai dichiarato che nel tuo lavoro occorre sentirsi sempre in movimento, e “distruggere, ricostruire, ricercare”. Per arrivare a cosa?

Quando si parla di creatività non è possibile pensare alla staticità. Personalmente ho sempre pensato che viaggiare, vedere, studiare, visitare nuovi posti, conoscere nuove persone e applicarsi in nuovi mondi e universi distanti da sé siano tutti elementi strettamente connessi alla parola creatività. Gli ingredienti alla base di una continua evoluzione e un forte stimolo creativo per coltivare la propria visione.

 

lorenzo posocco

In più di un’occasione ti sei cimentato anche nella creazione di capsule collection di importanti brand di moda (ultimo dei quali MAX&Co). In questo caso, quali sono gli elementi che guidano i tuoi progetti? Più “wow factor” o più street fashion?

I’m a curious person by nature and a great observer: I watch everything around me and anything passing by, so street culture is certainly a great starting point for most of my projects, and a source of inspiration. But I like understanding people’s needs and using them as a starting point to go down a new path, looking for interesting similarities or contrasts: basically to create new visions.

visions of Lorenzo Posocco

Che ruolo gioca nei tuoi look un accessorio come gli occhiali?

Gli occhiali sono il pezzo fondamentale di ogni look. Per me, poi, sono anche una vera passione: colleziono occhiali da sole fin da quando ero bambino e, nel mio lavoro, ho sempre utilizzato l’occhiale come un elemento di Styling, e non solo nelle giornate di sole. Un occhiale può trasformare completamente l’attitudine di un look, e non è mai un accessorio che passa inosservato.

Anna Frabotta

All’interno di una realtà in grande affanno come quella dei giornali, l’unico segnale positivo (in Italia e nel mondo) viene dall’editoria indie: qual è la tua lettura di questo fenomeno?

«L’editoria indie vive meglio di quella mainstream e i dati ci dicono che continuerà a crescere, occupando lo spazio delle testate tradizionali che hanno chiuso e offrendo contenuti di qualità e approfondimenti non condizionati dagli inserzionisti. Si tratta di prodotti culturali raffinati, bilingue, creati per essere conservati e che piacciono anche ai più giovani. Il dato interessante è che gli under 30, la generazione abituata a una fruizione dematerializzata della cultura, che consumano dal proprio smartphone, sono i più affascinanti dal ritorno alla carta. E poi la rivista culturale può accogliere tantissimi linguaggi diversi e si integra anche con il digitale attraverso QR code o la playlist da ascoltare mentre leggi. Lo hanno capito molti brand del lusso che scelgono di investire proprio su questi magazine».

Anna Frabotta

Da protagonista editoriale di Pitti Immagine, qual è il tuo rapporto con la moda e con un accessorio particolare come gli occhiali?

«Il mio rapporto con la moda nasce sempre dalle riviste: per Pitti curo Pitti Mags, l’edicola dedicata alle riviste indie di moda mentre allo IED mi occupo di editoria di moda. Amo la moda perché è un linguaggio, ed è in perenne trasformazione: mi piace tenermi aggiornata sulle tendenze e anticipare quello che verrà. Anche per quanto riguarda gli occhiali, l’accessorio importantissimo che completa il look e diventa parte dell’identità di una persona. Personalmente ho tantissimi occhiali, soprattutto vintage, con montature anni Settanta e Ottanta».

Anna Frabotta

Frab’s Magazine è ideatore e organizzatore di Mag to Mag, l’evento dedicato all’editoria indie che anche quest’anno, alla seconda edizione, ha richiamato migliaia di visitatori e autori. A cosa stai pensando per il futuro?

«Il festival è andato benissimo, 5000 presenze in due giorni per noi sono state un successo, e abbiamo visto soprattutto moltissimi giovani e i professionisti che lavorano nei settori creativi under 50. Sicuramente l’anno prossimo torneremo a Milano con la terza edizione, ma stiamo pensando anche di renderlo itinerante perché -in Europa- il nostro è l’unico Festival esclusivamente dedicato ai periodici, che cioè non include anche i libri o i piccoli editori. E ci piace l’idea di farlo conoscere anche al di fuori di Milano».

Anna Frabotta