Richard Quinn and MAX&Co.

Eclettismo anni ‘70

Richiamano i Seventies, ma in versione leggera e super contemporanea, gli occhiali nati dalla collaborazione tra un affermato talento della moda come Richard Quinn e MAX&Co., protagonisti della capsule collection “MAi.”. Avvolgenti, arrotondati, coprenti e, quel che stupisce, quasi austeri per un designer che ha fatto dell’esuberanza cromatica e dei motivi floreali, magari accostati a strisce o pois, la sua cifra stilistica. Invece l’eclettismo di Quinn è anche la sua forza, quella che gli ha permesso di muoversi con disinvoltura tra gli abiti di scena di pop star come Lady Gaga e l’atmosfera formale di un Gran Gala con i Reali d’Inghilterra (quando, nel 2018, Elisabetta II lo ha premiato nel corso della London Fashion Week), dunque perché stupirsi?

MAX&Co. with Richard Quinn Sunglasses

Linee morbide

Di grande impatto anche la versione da sole di questa nuova collezione Eyewear, in perfetta sintonia con i pattern floreali e geometrici e i materiali sorprendenti della capsule moda firmata Richard Quinn per MAX&Co. Con un frontale arrotondato e coprente che gioca con i contrasti cromatici dei profili e delle aste, decorate a rilievo con gli immancabili elementi iconici del brand. Un modello che esprime la sintesi perfetta tra vision e concretezza di un design trendy e glamour.

Max&Co. A/W 2024 Collection

Eccellenza e creatività

Con la collezione “MAi.” firmata Richard Quinn si conferma l’anima curiosa di un brand della moda contemporanea come MAX&Co., da sempre attento a intercettare i talenti più innovativi e che, a ogni stagione, presenta interessanti collaborazioni con i designer emergenti di ogni parte del mondo. E che in Marcolin ha trovato l’interlocutore giusto per creare linee di eyewear coordinate in sinergia con l’eleganza e la storia del brand.

Max&Co. A/W 2024 Collection

Marcolin al fianco di AIRC

Il valore della ricerca

In quasi 60 anni di attività ha finanziato la formazione, le migliori attrezzature e il lavoro di migliaia di ricercatori grazie ai quali, oggi, circa l’88% delle donne colpite da tumore continua a vivere a distanza di anni dalla diagnosi. Sono i frutti dell’impegno di AIRC, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro fondata nel 1965 da un gruppo di scienziati visionari e determinati, tra cui Luigi Veronesi e Luigi della Porta. E che oggi, per il secondo anno, può contare anche sul sostegno di Marcolin.

Airc and Marcolin for breast cancer prevention month

L’impegno di Marcolin

L’azienda di Longarone finanzierà una borsa di studio per la formazione di un ricercatore o una ricercatrice, con particolare focus sul tumore al seno. La sfida, infatti, è ancora aperta per combattere anche le forme più aggressive, ed è solo con il supporto dei sostenitori e dei partner della campagna Nastro Rosa, che AIRC può sperare di raggiungere il traguardo più grande: curare tutte le donne. In più, a partire da ottobre, mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione del tumore più diffuso tra le donne, Marcolin darà il via a un percorso di sensibilizzazione aperto a tutti i dipendenti a partire dai consigli AIRC per uno stile di vita sano: non fumare, fare attività fisica, scegliere un’alimentazione sana ed equilibrata, sottoporsi ai controlli raccomandati per la diagnosi precoce.

“Marcolin darà il via a un percorso di sensibilizzazione aperto a tutti i dipendenti a partire dai consigli AIRC per uno stile di vita sano”.
Airc and Marcolin for breast cancer prevention month

Una speranza per tutti

Una scelta importante e coerente con la filosofia di un’azienda nella quale il 60% dei dipendenti è donna. Perché la prevenzione comincia proprio dall’adozione di comportamenti salutari e ciascuno, in questo modo, può trasformarsi in un ambasciatore di benessere per sé stesso e per gli altri. Anche sul posto di lavoro. Ma non basta: Marcolin ha sempre creduto nell’importanza della ricerca scientifica come motore del progresso sociale e investire sulla formazione dei giovani talenti nel campo scientifico diventa il gesto prezioso che può permettere di trasformare le migliori idee in opportunità per tutti. Per la società e per i singoli.

Airc and Marcolin for breast cancer prevention month

Moira Mascotto

Il Museo Antonio Canova di Possagno è conosciuto in tutto il mondo: cosa trovano studiosi e appassionati d’arte tra i modelli in argilla e i gessi preparatori delle sculture di Canova?

«Dire semplicemente ‘la bellezza’ sarebbe riduttivo. Le sculture in marmo del Maestro di Possagno sono esposte nei più illustri musei italiani e stranieri e attraggono migliaia di visitatori per il livello di perfezione formale e la resa naturale che hanno consacrato Canova come il sommo scultore degli anni a cavallo tra Settecento e Ottocento. Tuttavia, nel nostro Museo si cela qualcosa di ancor più profondo. Pur trattando gli stessi soggetti, qui la materia si trasforma: l’argilla per i bozzetti in scala e il gesso per i modellini e per i modelli a grandezza naturale. Questi materiali svelano l’Artista nella sua essenza, nella sua manualità e nella sua incessante ricerca: nell’argilla, Canova è rapido, cambia idea, aggiunge e sottrae materia, rendendo ogni opera un mosaico di pensieri in continua evoluzione. Il gesso, invece, è lo stadio che anticipa la perfezione del marmo, ma è ancora possibile percepire la fatica dell’uomo al lavoro, che modella e leviga la pasta viva del gesso. Il Museo include poi la Casa natale dell’Artista, un luogo di inestimabile valore, dove sono conservati i suoi dipinti e gli effetti personali, che offrono una visione più intima, un vero e proprio incontro con l’Artista uomo, percepibile in ogni opera».

Museum Gypsotheca Antonio Canova

Questo però non è solo un luogo della memoria: qui classico e moderno si incontrano e completano. Ma cosa unisce la parte più antica dell’edificio, del 1836, all’ampliamento del 1957 progettato da Carlo Scarpa?

«Quando è stato eretto il nucleo originario della Gypsotheca, grazie alla visione illuminata di Giovanni Battista Sartori, fratellastro di Canova, l’intento primario era raccogliere in un luogo sicuro e maestoso le opere in gesso del Maestro, ricreando l’atmosfera del suo atelier romano. Con l’ampliamento progettato da Scarpa a metà del Novecento, invece, l’obiettivo si è evoluto. Non si tratta più solo di conservare, ma di valorizzare, dare spazio, irradiare di luce le opere, permettendo loro di prendere vita nel suo ambiente espositivo. Carlo Scarpa è riuscito a connettere armoniosamente l’antico e il moderno e le opere di Canova fungono da legante essenziale, abitando tanto l’Ala ottocentesca quanto quella novecentesca. Ma la classicità dell’opera di Canova è di per sé innovativa: le forme perfette dei corpi sono accompagnate da volti senza tempo, archetipi universali. Inoltre, luce e natura – adottati in modo magistrale da Canova e da Scarpa – donano al Museo un carattere senza tempo».

Museum Gypsotheca Antonio Canova

Uno spazio come questo parla anche di manualità e lavoro al servizio della bellezza: un’ispirazione anche i creativi di oggi?

«Credo fermamente che uno spazio come il Museo Gypsotheca Antonio Canova possa e debba ispirare i creativi contemporanei. Lo Scultore non rappresenta solo un esempio di abilità artistica eccezionale, ma incarna anche dedizione al lavoro e un’attenzione meticolosa ai dettagli, valori fondamentali in ogni ambito creativo, all’interno di un percorso di costante perfezionamento e ricerca della bellezza e dell’armonia.  Nel contesto attuale, dove la tecnologia e l’automazione giocano un ruolo sempre più preponderante, riscoprire l’importanza del lavoro manuale può offrire una nuova prospettiva. La moda, il design, l’architettura e persino l’elettronica possono trarre ispirazione dall’approccio metodico e riflessivo dell’Artista. Non si tratta solo di creare qualcosa di utile, ma di infondere in ogni progetto bellezza e unicità che riflettono una profonda comprensione dei materiali e delle tecniche».

 

Museum Gypsotheca Antonio Canova

Marcolin in Paris

La personalità esuberante di TOM FORD, le linee geometriche di Zegna, l’equilibrio tra passato e futuro di MCM e la tecnologia al servizio dello sport di adidas. Queste sono solo alcune delle quattro collezioni che quest’anno rappresentano Marcolin a SILMO: cosa le lega?

«Il minimo comune denominatore che unisce stili così diversi tra loro è l’approccio che Marcolin ha verso ogni singolo brand, che segue con una progettualità specifica, sartoriale, e considerando sempre tre aspetti: il momento storico, la legacy del marchio e gli input della direzione creativa. Quindi a Parigi nello spazio espositivo di Marcolin abbiamo visto le montature molto ampie di TOM FORD, ispirate al glamour francese, occhiali da diva realizzati con colori caldi e lenti sfumate che riproducono l’effetto del make-up. La nuova collezione di MCM, invece, riprende dettagli che vengono dal mondo della valigeria e parla ai più giovani, tra superfici scultoree e linee che guardano al futuro. Come la tecnologia di adidas, sempre al servizio dello sport ma anche dello stile, mentre Zegna quest’anno propone degli occhiali di ispirazione vintage, ma arricchiti da nuovi dettagli come il logo che fa da cerniera, diventando così un elemento funzionale e non solo estetico».

Silmo 2024

Guardando al futuro: prosegue il trend che ha visto alcune delle montature vintage -come le cat-eye o quelle a goccia- spopolare in viaggio e sulle spiagge quest’estate?

«Anche nel mondo dell’eyewear ci sono geometrie intramontabili, dei veri classici che non passeranno mai di moda, pur riproposti con tocchi di novità nei colori e soprattutto nei volumi. Le linee cat-eye, dunque, continueranno a essere presenti anche nelle prossime collezioni, anche se quest’inverno vedremo soprattutto dominare gli occhiali dalle forme più basse e rettangolari. I modelli a goccia, invece, si riconfermano come un trend che non passerà mai di moda».

“I modelli a goccia, invece, si riconfermano come un trend che non passerà mai di moda”.
Lara Marogna portrait

Un tipo di occhiale che ha dominato la scorsa primavera è stato quello a mascherina. Lo ritroveremo anche quest’inverno?

«Assolutamente sì, quello degli occhiali ampi e avvolgenti è un trend riconfermato anche da quello che abbiamo visto a Silmo e che ritroveremo in città quest’inverno e sulle spiagge la prossima estate, magari reinterpretato in nuovi colori e materiali, anche inediti abbinamenti al metallo. Senza tradire lo stile fresco, giovane, informale e colorato che rappresenta la cifra degli occhiali a mascherina».

Silmo 2024

  Quelle iconiche scarpe dalla suola rossa

Gli inizi a Parigi

Ha soltanto 12 anni quando, nella sua casa di Parigi dove vive con la mamma e tre sorelle, Christian Louboutin comincia a disegnare scarpe da donna, affascinato dall’universo femminile e dal potere di un paio di tacchi a spillo. Ma è quando riesce a entrare come stagista alle Folies Bergères, che in lui succede qualcosa: osservando le gambe delle ballerine si rende conto di come le scarpe possano cambiare il modo in cui una donna cammina e si muove. Così chiama Hélène de Mortemart, direttore moda di Christian Dio, per mostrarle i suoi disegni, e gli viene proposto uno stage. «Mi bastava sentire l’odore della colla per capire che era la mia grande passione» ama ricordare. Poi arrivano i mesi accanto al grande stilista Roger Vivier, dove approfondisce la magica simbiosi che si può creare tra design e artigianato. Finché è pronto per il gran salto.

“Osservando le gambe delle ballerine si rende conto di come le scarpe possano cambiare il modo in cui una donna cammina e si muove”.
Christian Louboutin

Il successo planetario

Quando apre la sua prima boutique Christian Louboutin ha meno di 30 anni e diventa rapidamente un punto di riferimento, grazie a Caroline de Monaco, che è stata una delle sue prime clienti. Ma manca ancora qualcosa. La trova per caso, mentre lavora a una nuova collezione ispirata alla Pop art e nota il colore rosso lacca sulle unghie della sua assistente. Il resto è storia: si fa dare la boccettina di smalto e dipinge completamente la suola. Nasce così il tocco in più che trasforma le sue scarpe in un riconoscibile oggetto del desiderio, nel simbolo di una donna forte e indipendente che, camminando sui tacchi a spillo, lascia il suo marchio rosso per le strade. Oggi le Louboutin sono un oggetto di culto, alle quali sono state dedicate mostre in luoghi come il MOMA di New York. Tra le sue creazioni più famose, le Kate e le So Kate, disegnate per il matrimonio di Kate Moss nel 2011, e i pezzi su misura disegnati per il “The Eras Tour” di Taylor Swift e per il “Renaissance” di Beyoncé.

Christian Louboutin

Uno stile, tanti progetti.

In tanti anni di carriera Christian Louboutin non ha mai perso curiosità e joie de vivre, ha viaggiato moltissimo e lavorato con artigiani di Paesi come Bhutan, Senegal e Messico, oltre che collaborato con artisti, cantanti e soprattutto stilisti. Nomi come Jean Paul Gautier, Chanel e Yves Saint Laurent, per i quali ha creato le calzature per le loro sfilate, unendo la sua incredibile competenza artigianale a una precisa vision estetica. È proprio in questo che è racchiusa la chiave del suo successo, l’ingrediente che ha permesso “alle Louboutin” di solcare i tappeti rossi di tutto il mondo indosso alle celeb internazionali. Anche uomini perché, dal 2009, esiste anche una linea maschile e, di recente, baby. Nuovi progetti frutto del medesimo linguaggio e che si uniscono alle linee di pelletteria e accessori e, da poco, di prodotti beauty che, inutile dirlo, comprende anche uno smalto per unghie. Rigorosamente rosso.

Taylor Swift

Global compact: verso la sostenibilità

Un network internazionale

Lo hanno sottoscritto 20.000 aziende e 2.500 firmatari non commerciali di oltre 167 Paesi del mondo, di cui 500 in Italia. E tra le aziende, da oggi, c’è anche Marcolin. Parliamo dello “United Nations Global Compact”, la più grande iniziativa di cittadinanza d’impresa, nata nel 2000 da una proposta dell’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan durante i lavori del World Economic Forum di Davos del 1999. L’obiettivo? Contrastare gli aspetti critici della globalizzazione, dal lavoro minorile alle discriminazioni di genere fino all’inquinamento di aria, acqua e terra. E promuovere un’economia globale sostenibile, rispettosa dei diritti umani e del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente e della lotta alla corruzione. Per la prima volta nella storia, è stato sancito così l’impegno ad allineare gli obiettivi della comunità internazionale a quelli del mondo degli affari.

Global Goals for Sustainable Development

Il ruolo di Marcolin

Per l’Azienda di Longarone si tratta di un’ulteriore tappa del percorso verso una sostenibilità concreta e tangibile, basata su una strategia dei processi aziendali che poggia su tre pilastri: ambiente, persone e catena di fornitura. Attraverso l’adesione al Global Compact, Marcolin si impegna infatti a condividere, sostenere e applicare nella propria sfera di influenza i dieci principi considerati fondamentali. Cioè quelli universalmente condivisi e derivati dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, dalla Dichiarazione ILO (lavoro), dalla Dichiarazione di Rio (ambiente e sviluppo) e dalla convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

A stage of frame control.

Una vision sempre piú condivisa

A quasi 25 anni dall’istituzione del Global Compact (che al primo summit vide la partecipazione di soli 500 rappresentanti dei governi nazionali, sindacati e agenzie ONU) è diventato ancora più chiaro che questa è direzione giusta. Perché è solo unendo le forze che ogni azienda può realmente incidere e contribuire alla costruzione di un domani più sostenibile, da ogni punto di vista, per le generazioni presenti e future. E perché raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite è negli interessi di tutti.

Global Compact Manifesto

Clara Magnanini

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Qual è la visione di Marcolin sulla sostenibilità?

«Per Marcolin la sostenibilità è innanzitutto una responsabilità: siamo un’azienda ma anche un attore sociale radicato all’interno di un territorio e operiamo a livello globale. Quindi le nostre azioni hanno un impatto e rendere questo impatto positivo e virtuoso, per noi è sentito come un dovere. In Marcolin concepiamo i nostri impegni come una sorta di linea dinamica, che corre e collega tre punti fondamentali della nostra strategia: il primo pilastro è la parte ambientale, che racchiude i nostri prodotti ma anche gli stabilimenti produttivi; il secondo è rappresentato dalle persone in senso più esteso; il terzo pilastro, infine, è la catena di fornitura in un’ottica di responsabilità collettiva».

 

One of the stages of manufacturing glasses
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Come si sono tradotte queste convinzioni?

«Negli ultimi anni abbiamo cominciato ad inserire materiali innovativi per alcune collezioni e brand, come per esempio l’acetato bio-based, mentre -per quanto riguarda gli stabilimenti produttivi- abbiamo sviluppato progetti di efficientamento energetico e riduzione degli sprechi. Parlando della parte sociale, poi, abbiamo appena ottenuto la certificazione sulla Parità di Genere grazie a un percorso partito da lontano, che ha visto negli anni l’introduzione di strumenti a favore del Welfare aziendale e a supporto della genitorialità, con un focus costante sulla formazione. Per quanto riguarda la catena di fornitura, infine, abbiamo introdotto un codice etico e di condotta che impone ai nostri fornitori di adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente e dei diritti umani e monitoriamo continuamente che questo avvenga».

Clara Magnanini
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Quali le sfide per il futuro?

«Le sfide sono tante e non solamente per Marcolin. Innanzitutto, si dovrà stare al passo con l’attuale accelerazione normativa e questo impone l’adozione di nuove competenze, nuove professionalità e investimenti. Ma investire in sostenibilità costa e dà risultati solo nel medio-lungo periodo: non tutte le aziende se lo potranno permettere. Ma la sfida più grande è quella culturale, perché la sostenibilità è un tema intangibile. Lo spiega bene una frase dell’esploratore e attivista ambientale Robert Swan, secondo cui “la grande minaccia per il nostro pianeta è la convinzione che sarà qualcun altro a salvarlo”.  Perché la sostenibilità è molto meno tangibile di una pandemia, di una guerra tra Paesi o di un’inflazione, ma questa intangibilità rischia di creare indifferenza. Noi di Marcolin, invece, vogliamo fare la nostra parte, nella convinzione che il pianeta è un luogo di tutti che appartiene a tutti e, di conseguenza, va preservato per le generazioni di oggi ma soprattutto per quelle di domani».

Clara Magnanini

Mercedes-Benz | ic! berlin Collection ’24

Il mondo dell’eleganza essenziale

I nuovi modelli della collezione Mercedes-Benz rappresentano l’apice dell’artigianalità: un mix esclusivo del linguaggio del design sensuale di Mercedes-Benz e dell’innovativo design premium privo di viti. Ogni modello testimonia l’impegno di ic! berlin per la massima qualità e perfezione estetica. Un must per chiunque sia attratto dal design essenziale ma elegante di ic! berlin così come l’estetica senza tempo di Mercedes-Benz, il connubio ideale per chi desidera distinguersi.

Le caratteristiche

Tutti e quattro i nuovi modelli si ispirano al linguaggio del design dei veicoli Mercedes-Benz: linee pure, forme fluide e materiali premium. La tavolozza dei colori è sobria ed elegante, con accenti dei colori iconici delle vetture Mercedes-Benz. Tonalità calde come il bronzo e tonalità metalliche più fredde come il perla dominano la collezione. I due occhiali da vista si ispirano a contorni fortemente fluidi che rispecchiano il design dei veicoli Mercedes-Benz e colpiscono per la loro leggerezza e comodità. Gli occhiali da sole combinano un design senza tempo con un cenno agli anni Settanta, accentuato da dettagli sofisticati.

Occhiali da sole: i trend dell’estate

È arrivato il momento di partire: quali occhiali indosseremo? Mini o maxi? Minimal o Pop?

Trasparente o colorata, con linee essenziali più arrotondate o più squadrate, quest’anno è tornata la mascherina che andava tanto nei primi anni 2000. Ovviamente la shape è rivisitata: un po’ meno avvolgente, di ampiezza ridotta e perfino arricchita da inediti dettagli a contrasto in metallo. Un tipo di occhiale che evoca immediatamente l’ambito sportivo, ma quest’estate l’aspetto tecnico e funzionale è decontestualizzato e la mascherina si indossa ovunque: in spiaggia, in viaggio come in una città d’arte. E diventa il dettaglio di stile a un colorato beach party serale.

Spalle importanti, pantaloni a vita alta, chiodo, architetture geometriche: le ultime sfilate hanno attinto a piene mani agli anni Ottanta. Un trend che riguarda anche l’eyewear?

Gli anni Ottanta oggi rappresentano la “Golden Age” alla quale viene istintivo guardare in un momento di incertezza economica e climatica come quello che stiamo vivendo. Una tendenza che nell’eyewear è stata declinata soprattutto con una ripresa dello stile creepy, horror, fortemente legato alla cultura musicale e cinematografica di quella decade, e il ritorno del colore rosso in tutte le sue sfumature, ma parliamo di un trend della stagione invernale. In questi mesi, invece, sul fronte colore c’è un grande ritorno dei viola e dei lilla e delle tonalità cangianti, amatissime dai più giovani che – negli occhiali come nelle sneakers – scelgono le colorazioni più artificiali, metallizzate, perlacee e luminescenti. Un’altra tendenza che ricalca gli anni 2000, quando oro e argento hanno avuto un vero boom.

E i trend summer 2024 per gli over 40?

Gli adulti continuano a scegliere tinte più naturali, nude, e a fare molta attenzione al design, ai dettagli decorativi. Ma anche qui si registra una novità: lo stile più genderless, come rivelano le shape ovali indossate indifferentemente da lei o da lui. È l’evoluzione di un trend iniziato qualche anno fa, quando le ragazze hanno iniziato a rubare le giacche, le camicie e i jeans a mariti e fidanzati. Oggi siamo passati dall’armadio agli accessori e la novità è che anche lui ha contaminato il suo look. E fa tendenza. Come i trapper del momento, con i loro occhiali ovali e dalla shape avvolgente e con un che di cat-eye, ovvero modelli che un tempo sarebbero stati definiti “da donna” e che, oggi, piacciono a tutti. Senza distinzioni.

ME Summer Buying Days

Nella perla della Thailandia

Una location da sogno, sull’isola di Phuket, è stata quella scelta da Marcolin per incontrare clienti e partner dell’area Middle East in occasione dei tradizionali Summer Buying Days 2024. Cinque giorni per rinsaldare le relazioni in un contesto meno istituzionale e conoscere le nuove collezioni. Ma anche per concedersi un’immersione nei colori e nei profumi nella cultura Thai, all’interno degli accoglienti spazi del Pullman Resort Arcadia Naithon Beach, tra spettacoli di danze tradizionali e una cena di gala che ha permesso di gustare i migliori piatti della cucina locale.

Un legame consolidato

Per Marcolin, che nell’area Middle East è presente dal 2017 in Joint Venture con Rivoli Group, partner leader per gli accessori di lusso, queste giornate sono state l’occasione per parlare di nuovi obiettivi aziendali, dare tutte le informazioni circa il nuovo portfolio e presentare le collezioni del prossimo anno. Tante nuove linee frutto di un lungo lavoro di ricerca e innovazione, proprio le qualità che, insieme alla capacità di rispondere alle necessità dei clienti con servizi adeguati, sono tra quelle più apprezzate dell’azienda di Longarone.

La parola ai clienti

Lo confermano i pareri che sono stati raccolti nel corso dei Summer Buying Days 2024 di Phuket. Tutti hanno dichiarato di apprezzare il portfolio molto vario, ma chi lavora con Marcolin da un po’ di tempo, ama soprattutto raccontare di aver visto il rapporto professionale trasformarsi in amicizia. Una cosa che, evidentemente, a certi livelli non accade di frequente.